Il morbo di Dupuytren è una malattia, il cui nome deriva dal Barone Guillaume Dupuytren (chirurgo francese che nel 1826 ne descrisse il quadro clinico), caratterizzata da un progressivo ispessimento e successiva retrazione dell’aponeurosi palmare, cioè quella sottile membrana che protegge il palmo della mano e che si trova appena sotto la cute.

Ciò porta ad una flessione di una o più dita della mano in modo permanente e dunque ad una perdita di funzionalità. Colpisce più frequentemente i soggetti di sesso maschile dopo i 50 anni ed è spesso bilaterale. Questa patologia è subdola, perché non provoca dolore, ed evolve nel giro di alcuni anni.

Nelle prime fasi è caratterizzata dalla formazione di noduli fibrosi nell’aponeurosi palmare e successivamente quest’ultima si ritrae formando dei cordoni visibili sul palmo e provocando una progressiva ed invincibile flessione delle dita verso il palmo. Le cause dell’insorgenza di questa patologia sono ignote, anche se il Barone Dupuytren che la osservò nel suo cocchiere ipotizzò che i microtraumatismi dovuti all’attività lavorativa potessero essere responsabili del quadro clinico. Nel tempo si è scoperto che questa malattia è però ereditaria ed associata ad alcuni fattori di rischio come il diabete e l’abuso di alcol.

La diagnosi è prevalentemente clinica e la malattia può essere trattata chirurgicamente con un’operazione di tenolisi. L’intervento però non deve essere eseguito troppo precocemente e nemmeno troppo tardivamente, quando le eccessive aderenze e le forti retrazioni cicatriziali non renderebbero possibile una completa ripresa funzionale. A seconda dell’invasività dell’intervento, il decorso post-operatorio è più o meno lungo e richiede non solo la cicatrizzazione della ferita chirurgica, ma anche il recupero della funzionalità della mano operata. È infatti fondamentale che il paziente segua un percorso di fisioterapia per recuperare pienamente la capacità di usare la mano.