Parto e ri…parto: Come tutelare il pavimento pelvico in gravidanza e post-partum
Il danno a carico del pavimento pelvico in gravidanza, parto e post-parto è purtroppo una realtà e non un falso mito.
E’ stato, infatti, stimato che oltre l’85% delle donne, che partorisce per via vaginale, subisce un qualche grado di traumatismo perineale, che nel 60-70% richiederà un intervento riparativo. Il rischio più alto è legato alla comparsa di incontinenza urinaria e prolasso degli organi pelvici, e aumentato di 8 volte in seguito al terzo parto vaginale.
Se il danno è prevedibile e curato tempestivamente con un trattamento riabilitativo non produce conseguenze negative a distanza.
Durante la gravidanza si verifica, infatti, una situazione pelvi-perineale sfavorevole per la capacità di contrazione e di rilasciamento del muscolo elevatore dell’ano. Ciò è conseguenza, non solo del peso dell’utero gravidico, ma in particolare dei cambiamenti posturali a cui è soggetta la donna. Da ciò si origina una continua e abnorme spinta su un’area debole quale il perineo anteriore che determina incontinenza urinaria o prolasso.
Altro momento particolarmente stressante per il pavimento pelvico è l’espulsione del feto che è causa di un danno muscolare diretto per lacerazione e uno indiretto per compressione delle radici nervose del pudendo contro la testa fetale, durante la sua discesa lungo il canale del parto.
La più frequente disfunzione post-parto è difatti la neuropatia del pudendo che si manifesta nell’85% delle puerpere, con ritorno alla normalità nel 60% dei casi entro 2 mesi e cronicizzazione nel 40% di casi fino a 5 anni.
Momenti importanti di ‘tutela’ del pavimento pelvico sono il post-partum e il puerperio: a tutte le puerpere è consigliato un percorso di recupero muscolare dopo il parto. Anche se non sono stati effettuati interventi in gravidanza sul perineo (uso di forcipe, lacerazioni) si verifica comunque una diminuzione della forza muscolare perineale, e questo è un motivo valido per il trattamento riabilitativo.
Dopo un’attenta e approfondita valutazione iniziale e la compilazione del diario dei sintomi va identificato, a 2 mesi dal parto, un programma terapeutico strutturato ad hoc sulla donna. Generalmente questo percorso si compone di diversi approcci, non invasivi né dolorosi, somministrati una volta a settimana per un totale di 12 sedute.
La riabilitazione permette di aumentare la consapevolezza e la percezione di questa regione anatomica e della sua attività muscolare, migliorare il controllo della continenza urinaria e fecale e aumentare la capacità di rilassamento e contrazione della muscolatura perineale.
Gli esercizi di contrazione del pavimento pelvico devono essere ripresi gradualmente, avendo cura di evitare condizioni di aumentata pressione endoaddominale, favorendo il rinforzo del sistema di sostegno degli organi pelvici. Particolare attenzione deve essere assegnata alla ripresa degli esercizi addominali e al trattamento manuale della cicatrice episiotomica dolente.
A questi approcci manuali si affianca l’utilizzo di strumenti terapeutici quali:
- L’elettrostimolazione funzionale che è indicata nei casi in cui i muscoli perineali non riescono ad essere contratti volontariamente ed in modo adeguato
- Il Biofeedback visivo e/o uditivo, che consiste nell’impiego di un’apparechiatura in grado di trasformare un movimento muscolare in un segnale visivo
- Ultrasuoni, una corrente ad emissione continua o alternata che ottiene un effetto termico-meccanico attraverso un micro-massaggio della zona trattata.
Prendersi cura di sé e del proprio corpo è il primo passo per vivere una maternità serena e nel massimo della sicurezza del tuo perineo!